mercoledì 25 giugno 2014

15° Memorial Ruffo - 23 Giugno 2014



Su Silvano Ruffo, il web è avaro di informazioni, se non quelle che riguardano il suo memorial; come d'altra parte su tutti i fatti accaduti prima della diffusione massiva del www.
Il signor Ruffo, grande appassionato di atletica e ferroviere, se ne è andato nel 1996 travolto da un pendolino.
Quest'ultimo fine settimana si è corso il suo quindicesimo memorial.
Una manifestazione che oltre alla gara individuale comprendeva anche una staffetta, non competitiva ma premiata e con una classifica (?) e una marcia non competitiva.
La corsa individuale prevedeva 4 giri; in sostanza: si partiva dal pubblico passeggio di Piacenza (costruito sulle mura medioevali, vi era un lungo rettilineo in leggera pendenza negativa  con semicurva, poi si scendeva con un paio di curve secche sotto le mura, si correva su una pedonale accanto ad esse e poi vi si risaliva sopra con una breve ma ripida salita.
Ecco la classifica:

e con grande sorpresa...TATATATAAA, terzo! primo podio nella corsa.
La classifica nell'atletica è fortemente condizionati dal livello dei concorrenti, molto più che nel ciclismo, in cui la scia, uno scatto sottovalutato, una tattica sbagliata possono appianare di più le differenze tra i partenti.  
Comunque, a parte ciò che può strappare un sorriso, sono soddisfatto di come ho corso; con testa e con un buon dosaggio delle forze. In partenza ho cercato di tenere i primi , ma dopo nemmeno un giro ho capito (lo sapevo già) che erano nettamente superiori così ho un po' mollato tenendo la quarta posizione fino all'ultimo giro, dove ho ripreso il terzo e l'ho staccato.
E' vero, nell'atletica sono inesperto, ma di gare in vita mia ne ho fatte parecchio, sono in grado di ascoltarmi ed ho anche una buona intuizione per capire le condizioni degli altri.
Anche Sabato mi sembra di aver fatto un ulteriore passettino in avanti.

Insomma, le gambe non mi fanno male, la voglia di faticare c'è sempre stata, la sete di miglioramento è presente.
Sono proprio felice, finalmente il vento è cambiato.





mercoledì 18 giugno 2014

Bobbio night run - 14.06.14




Correre a Bobbio non dovrebbe essere come correre in un posto qualunque. Bobbio è stato molto di più dell' attuale caratteristico borgo, punto di ristoro per i tanti motociclisti che sfrecciano per la Val Trebbia in direzione del Passo Penice o verso la Val d'Aveto, o per i piacentini in cerca di un po' di refrigerio nelle calde serate estive. Bobbio, si trovava in un punto mediano della Via del Sale, la strada carovaniera che da Piacenza raggiungeva Genova, ed anche in virtù della sua posizione l'abbazia fondata nel 615 dall' irlandese San. Colombano crebbe fino a diventare uno dei principali monasteri del Nord Italia, rendendo la città di Bobbio prospera sia dal punto di vista economico, sia da quello culturale.
Ma per me Bobbio rimane e rimarrà nella mente una sorta di colonne d'Ercole, al di la delle quali, quando correvo in bici, iniziava la "distanza", la salita, la montagna impervia della Val d'Aveto, iniziavano le ore di pedalate lontano da tutti e da tutto.

Correre per un tapascione, di sera, nel centro storico di Bobbio, in un giorno di festa, con una fiera in corso e tanta gente che si trova, anche nolente, a fare da spettatore, dovrebbe essere molto stimolante.
Invece, ai nastri, si è presentato uno sparuto gruppo di persone. Certo, le cattive previsioni meteo, realizzatesi immancabilmente proprio prima dello start, hanno aiutato solo a rovinare la festa; però noto che i piacentini non amano mai mettersi seriamente in gioco. Questo scarso spirito agonistico, non mi piace e non lo condivido.

Chiusa questa parentesi, passiamo alla gara. Si trattava di 6 giri di 1,1 km ciascuno, su un percorso alquanto tecnico con una salita spezzagambe da ripetere per 6 volte, e qualche curva a gomito che costringevano dolorose ripartenze. La pioggia non ha agevolato il compito, rendendo il ciottolato e i lastricati del centro viscidi e scivolosi. Io sono soddisfatto della mia gara, perchè ho lottato e stretto i denti fino alla fine , però questa volta, in partenza ho certamente esagerato. Son partito troppo forte, dopo il primo mezzo giro i primi mi hanno passato e sfilato, avevano un altro passo; ma io ero felice così, anche in bici ero un attacante. Permettetemi in questo caso di utilizzare un motto, che dato la provenienza, solitamente non userei affatto volentieri, ma io "me ne frego". Per oltrepassare i propri limiti bisogna rischiare di non raggiungerli.
E poi, tanto a vincere per noi ci pensa Tanzi.
Io sono arrivato sesto, ho resistito ad una rimonta e per poco non sono arrivato quinto
Felice così. Ho ancora tanta strada da fare ed il bello è proprio questo.


Perchè io ci credo!     

  

sabato 14 giugno 2014

Celadrin Run - 8 giugno 2014


Non potevo mancare, il Celadrin ha fatto parte della mia dieta degli ultimi mesi, glielo dovevo.
Stupidaggini a parte, ma perchè l'università l'ho fatta a Milano con tutto quel po po di campus che c'è a Parma?
Domenica 8 giugno si è corsa, organizzata dal Cus Parma la I edizione della Celadrin run, una corsa di 10km su percorso pianeggiante.
 qui i risultati:

classifica celadrin run 2014



Mi son divertito ho dato il mio massimo, e sono riuscito a migliorarmi ancora un po', anche se forse sono partito un po' troppo baldanzoso.
Però non mi tornano i conti, la classifica mi da un tempo di 37'.23",
il mio gps mi dice che ho corso per 10,12 km in un tempo di 37'11", attribuendomi addirittura un record personale sui 10km di 36'49". Ora, la discrepanza sulla distanza è comprensibile, quella sul tempo non riesco a spiegarla.
Comunque, sono felice, finalmente riesco a correre e a divertirmi.





All' Hôtel de Rambouillet...recensione di "Non dirmi che hai paura"



Titolo: NON DIRMI CHE HAI PAURA
Autore: CATOZZELLA GIUSEPPE
Casa editrice: FELTRINELLI, serie "I narratori"
Edizione : I edizione, Gennaio 2014
Prezzo: € 15,00

"Ero arrivata ultima, eppure, ecco l'incredibile, dopo nemmeno dieci minuti sono stata sommersa anch'io dai giornalisti di tutto il mondo. La ragazzina di 17 anni magra come un chiodo che viene da un paese in guerra, senza un campo e senza allenatore, che si batte con tutte le sue forze e arriva ultima. Una storia perfetta per spiriti occidentali, ho capito quel giorno".

Arrivato a queste frasi, ho rialzato la testa dalle pagine e mi sono detto quanto fosse vera questa cosa, questo pensiero derivante dalla nostra condizione di occidentali privilegiati.
Si tende a considerare le storie come quelle di Samia più come delle curiosità, con il rischio addirittura di porle tra le favole.
 Dietro i 200m di Samia a Pechino c'è il dramma di una guerra civile, ma noi occidentali rischiamo solo di vedere la storia curiosa di una ragazzina che gioca a fare l'atleta. Vedere una negretta con abiti demodé che si mette umilmente a confronto con le regine dell'atletica ci fa sorridere, e poi magari inumidire un po' gli occhi per la compassione. Poverina, ci verrebbe da dire. Ma Samia, è una guerriera, e prima di tutto una donna come tutte le altre, non ha bisogno di compassione, un aiuto, quello magari sì. La compassione dovrebbe essere riservata a chi non può più avere nient' altro.
Leggendo questo libro, ho sperato fino all'ultimo che la storia potesse essere riscritta, pur sapendolo impossibile. Credo che anche l'autore, e chi leggerà o ha letto il libro capirà perché, abbia provato questo sentimento. La storia del reale non può cambiare, Samia muore nel libro come è morta annegata  il 2 aprile 2012 nel Mar Mediterraneo in cerca di un aiuto e di una nuova terra
Il libro, secondo me, ben scritto da Giuseppe Catozzella, ripercorre in prima persona la vita di Samia dalla sua infanzia fino alla sua precoce scomparsa a 21 anni. I racconti di corsa si incrociano inevitabilmente con le storie di guerra e di odio tra le persone. Riuscire a fare ciò che rende felici, ciò che dovrebbe essere normale, diventa per Samia uno strumento per cercare un riscatto per le donne musulmane oppresse dall'islamismo estremista. Cercare un flash di una fotocamera, non per compassione, ma per ammirazione, diventa un modo per illuminare una intera popolazione, costretta a nascondersi nell'ombra delle case o sotto un niqab.
Samia, senza paura, ha provato a realizzare questo obiettivo con tutta se stessa, rinunciando anche al suo Paese, ma la sorte, la cattiveria e la cecità del mondo l'hanno schiacciata e sconfiggere le proprie paure non è bastato.


"Non dire nai che hai paura, abaayo, perchè se no le cose che desideri non si avverano".